Giornata mondiale dell’autismo. Come affrontarlo a scuola
I disturbi dello spettro dell’autismo spaventano. Da un lato a causa della scarsa conoscenza che si ha degli stessi, dall’altro è innegabile che, dal momento in cui le famiglie hanno conferma della diagnosi, si trovano in una sequenza di visite mediche, impegni burocratici e richieste di assistenza per cui sono necessari tempi biblici e pazienza.
Cos’è?
L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, non è facile avere una diagnosi precoce che quasi sempre è fondamentale, per intraprendere quanto prima possibile un percorso terapico ed educativo adeguato.
Non si può guarire, ma si può migliorare quasi del 100% grazie ad interventi tempestivi, fino al raggiungimento della piena autonomia, nei casi più fortunati; in Germania alcuni giovani autistici sono stati assunti da società di informatica, per le sviluppate abilità matematiche.
Le difficoltà delle famiglie
Una volta confermata la diagnosi di autismo ed accettata dalla famiglia, non sono pochi gli ostacoli che si incontrano nell’affrontarlo; tra i primi la poca conoscenza delle misure economiche, sociali e sanitarie da adottare.
Inoltre, la diagnosi di un figlio autistico non facilita la ricerca di lavoro per le madri e le misure assistenziali, come già noto, sono molto costose.
L’ostacolo più grande si incontra quando i ragazzi autistici raggiungono la maggiore età. Essendo classificato come un’alterazione dello sviluppo, dopo i diciotto anni la diagnosi inevitabilmente cambia e si finisce nei meandri della malattia mentale.
Viene a mancare dunque l’assistenza in centri specifici ed il pensiero dei genitori torna ad essere prevalentemente fatto di preoccupazioni sul futuro del figlio in età avanzata, quando non potranno più prendersene cura.
Cosa può fare la scuola
Il ruolo della scuola è fondamentale, soprattutto in assenza di una diagnosi precoce.
A scuola dunque è necessario che si riconoscano comportamenti non in linea con le consuete traiettorie di sviluppo, osservando la capacità di relazionarsi con i coetanei, gli inviti accettati e rivolti nei confronti di altri bambini a giocare e comunicando con le famiglie le perplessità riguardo il comportamento dei bambini.
Le famiglie oppositive
Non sono pochi i casi in cui le famiglie non riescono ad accettare la diagnosi di autismo; in questo caso la scuola deve reagire con un atteggiamento collaborativo, testimoniando la coesione di tutto il corpo docenti, appoggiato dal dirigente scolastico. Il team scolastico dovrebbe poi mostrare alle famiglie di riconoscere le potenzialità del figlio, badando a non anticipare diagnosi che vanno confermate dallo specialista
Favorire l’interazione mediante il gioco
Fondamentale a scuola è lavorare sull’aspetto sociale e dunque sulle interazioni dei bambini, ma non sempre la classe è un valido ambiente per il bambino autistico. Occorre sperimentare metodi di insegnamento inclusivi che comprendano giochi sociali in cui sfruttare le abilità particolari del bambino, come quelle matematiche; non avendo disturbi sul ritmo, anche i giochi musicali possono fornire importanti stimoli al bambino autistico, che dovrà essere inserito in gruppi formati da massimo quattro bambini.